Bielsa, le pazzie del "Loco"

Alcuni aneddoti sul tecnico argentino

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    In Sudamerica è considerato il guru del calcio offensivo e in Cile è diventato un vero e proprio idolo prima di abbandonare la panchina dopo il Mondiale sudafricano. Marcelo Bielsa da qualche settimana è tornato a far parlare di sé anche in Italia, prima accostato alla Roma e adesso all'Inter dopo il presunto contatto con Moratti - che nutre per l'argentino grandissima stima - per il dopo Leonardo. In Argentina lo chiamano "el Loco" e su di lui si raccontano numerosi episodi curiosi diventati ormai leggenda.

    L'episodio più simpatico risale agli inizi della carriera d'allenatore quando era ancora nelle giovanili del Newell's Old Boys. Stiamo parlando della seconda metà degli anni '80 e nelle sue fila poteva disporre di giocatori come Batistuta, Sensini e Balbo. Il campo di allenamento era sprovvisto di tribune e Bielsa, per osservare meglio il gioco e lo sviluppo tattico, si arrampicava su un albero all'altezza del centrocampo con tutto il suo malloppo di foglietti e appunti. Il vento però spesso faceva cadere il tutto con Marcelo che interrompeva la seduta per scendere dall'albero e risalire, col massimo della tranquillità e normalità.

    Per spiegare al meglio il personaggio non si può non prendere in analisi un'altra "follia" della sua carriera, quando abbandonò la nazionale argentina dopo aver conquistato l'oro olimpico ad Atene nel 2004. Medaglia che all'Argentina mancava in generale dal 1952. Nonostante il fallimento dei Mondiali del 2002 quando uscì al girone eliminatorio (come l'Italia in Sudafrica), ottenne l'appoggio di tutti i giocatori e si guadagnò la riconferma. Dopo il trionfo all'Olimpiade invece di programmare la rivincita al Mondiale del 2006 diede le dimissioni senza mai spiegarne il motivo alla stampa e ai tifosi. Mollò l'opera a metà cammino di fatto.

    Il personaggio di Bielsa poi è carismatico ma allo stesso tempo sarebbe bello capire se e come il suo comportamento potrebbe funzionare in Italia. Le sue conferenze stampa sono l'esatto contrario di quelle di Mourinho per intenderci, le costruisce sul fumo ma con poco arrosto, è logorroico. Fa dei grandi giri di parole per dire un sì o un no ma soprattutto non è famoso per la disponibilità, anzi. La sua dichiarazione "l'inviato del Clarìn (paragonabile al Corriere della Sera in Italia per importanza) o de La Opinion di Pergamino (come dire Pizzighettone) verranno trattati allo stesso modo" rende perfettamente l'idea. Nessun giornalista ha il numero di cellulare di Bielsa e nessuno ha mai avuto l'onore di avere un'intervista vis-a-vis col tecnico. E' un pessimo comunicatore e anche per i suoi comportamenti ha sempre avuto tutta la grande stampa e i grandi media contro.

    E' però indubbia la sua qualità professionale, è un grandissimo allenatore soprattutto nel suo mondo. Ha vinto tre titoli nazionali in Argentina e gli hanno intitolato lo stadio del Newell's Old Boys. Nel 1992 riuscì ad arrivare in finale di Libertadores perdendola col San Paolo ma in Sudamerica è un vero e proprio idolo. Lo potrebbe diventare anche per i tifosi dell'Inter e in fondo una "patente di antijuventino" se l'è già guadagnata. In un'amichevole tra Espanyol e Juventus giocata a San Benedetto del Tronto e vinta 1-0 dagli spagnoli (ultima squadra di club allenata dal Loco), ci furono risse durante e dopo la partita ma a passare alla storia fu il famoso alterco con Marcello Lippi.
     
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